Sul luogo di lavoro esistono diverse tipologie di rischi e pericoli che variano in base all’attività svolta. Per questo motivo, la normativa (D.lgs. n. 81/2008) impone al datore di lavoro di redigere un documento (cosiddetto DVR) per valutare tutti i rischi potenzialmente dannosi per la salute e la sicurezza dei lavoratori – senza tralasciare quelli da stress da lavoro correlato – e, di conseguenza, adottare una serie di misure di prevenzione e protezione.
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In linea generale, i rischi sul lavoro si suddividono in tre gruppi principali: rischi per la salute, rischi per la sicurezza e rischi trasversali (anche detti organizzativi).
In questo articolo ci soffermeremo, in particolare, sui rischi trasversali che riguardano principalmente i rapporti lavorativi all’interno del contesto aziendale e che spesso sono difficili da individuare.
Pertanto, il datore di lavoro è tenuto ad adottare le misure necessarie per prevenire i rischi e garantire ai dipendenti condizioni di lavoro più favorevoli. Inoltre, è importante che i lavoratori siano informati sull’esistenza dei rischi trasversali per essere in grado di riconoscerli e gestirli al meglio.
Cos’è il documento valutazione rischi?
Prima di addentrarci nell’argomento principale di questo articolo, è importante sottolineare che il datore di lavoro ha l’obbligo di redigere – entro 90 giorno dall’inizio dell’attività – il documento valutazione rischi.
Il DVR è indispensabile per individuare i rischi presenti in azienda (per esempio connessi ai macchinari o ai prodotti utilizzati, a determinati tipi di mansioni, ecc.) e adottare tutte le misure necessarie per tutelare la salute e la sicurezza dei lavoratori.
L’obbligo di redigere il DVR sussiste anche quando in azienda c’è un solo dipendente, a meno che non si tratti di:
• liberi professionisti;
• ditte individuali;
• imprese familiari senza dipendenti;
• società con un unico socio lavoratore e senza dipendenti (ad eccezione della società semplice e della società in nome collettivo).
Nella redazione del DVR devono essere coinvolti:
• il responsabile del servizio di prevenzione e protezione (RSPP);
• il medico competente;
• il rappresentante dei lavoratori (RLS).
Documento valutazione rischi: cosa deve contenere?
Nel documento valutazione rischi (DVR) è necessario indicare:
• i dati generali dell’azienda;
• la descrizione degli ambienti di lavoro, delle mansioni dei dipendenti e del ciclo produttivo;
• la valutazione dei rischi;
• le misure di prevenzione e protezione;
• il programma di informazione e formazione dei lavoratori;
• le figure coinvolte nel processo di sicurezza (RSPP, RLS, medico competente, ecc.);
• la data in cui viene effettuata la valutazione dei rischi;
• la firma del datore di lavoro e dei soggetti coinvolti.
Il DVR andrà aggiornato in caso di infortuni, variazioni del processo produttivo o dell’organizzazione oppure se sussistono problemi evidenziati dalla sorveglianza sanitaria.
Rischi sul lavoro: quali sono?
I rischi sul luogo di lavoro possono essere di varia natura, in particolare è possibile distinguere:
• i rischi per la salute: causati principalmente dall’esposizione dei lavoratori ad agenti chimici, biologici irritanti o agenti fisici nocivi (per esempio rifiuti tossici) oppure a rumori, vibrazioni intense, campi elettromagnetici, ultrasuoni, ecc.
• i rischi per la sicurezza: causati da macchinari, attrezzature, impianti elettrici non a norma, sostanze pericolose tali da generare un’esplosione, ecc. Tali rischi possono determinare un infortunio sul lavoro con conseguenti danni o menomazioni per il lavoratore;
• i rischi trasversali: causati da particolari dinamiche aziendali, condizioni di lavoro estenuanti, rapporti professionali e interpersonali conflittuali, ecc.
Rischi trasversali: di cosa si tratta?
Come già anticipato, i rischi trasversali, comunemente noti anche come rischi organizzativi, sono strettamente collegati ai diversi rapporti professionali e alle dinamiche che si instaurano all’interno di un’azienda. Sono molto difficili da riconoscere perché spesso sono causati da un insieme di situazioni differenti.
I rischi trasversali provocano un vero e proprio disagio nel lavoratore, il quale, nel lungo periodo, può iniziare a soffrire di problemi di salute. Per tale motivo è importante:
• adottare apposite misure di prevenzione;
• informare i lavoratori sull’esistenza dei rischi trasversali affinché siano in grado di riconoscerli e gestirli nel modo corretto.
Rischi trasversali: quali sono le cause?
In base a una classificazione fornita dall’ISPESL (Istituto Superiore per la Prevenzione e la Sicurezza del Lavoro), i principali fattori da cui possono derivare rischi trasversali sono:
• l’organizzazione del lavoro: vale a dire le attività particolarmente intense svolte dal lavoratore: turni gravosi, lavoro notturno, movimentazione manuale dei carichi (MMC), lavoro ai terminali (VDT), oneri aggiuntivi (come, per esempio, la manutenzione degli impianti, il monitoraggio delle procedure di emergenza e così via);
• i fattori psicologici: ossia tutte le situazioni che provocano stress correlato o sofferenza psichica nel lavoratore, come per esempio la solitudine o la monotonia del lavoro, il mobbing, ecc.;
• i fattori ergonomici: legati agli strumenti, all’ambiente e alle condizioni di lavoro. Per esempio, la difficoltà di utilizzo degli strumenti, l’assenza di istruzioni d’uso, la mancanza di condizioni di sicurezza, ecc.
• le condizioni di lavoro difficili: in tale categoria rientrano una molteplicità di condizioni lavorative, come per esempio il clima logorante, il lavoro con animali, in acqua, in situazioni di pericolo costante, ecc.
Rischi trasversali: lo stress da lavoro correlato
Nella categoria dei rischi trasversali, come abbiamo appena visto, rientra anche lo stress da lavoro correlato. Una tipologia di disagio che, a seconda dei casi, provoca nel lavoratore sofferenze più o meno gravi.
In particolare, coloro che soffrono di stress lavoro-correlato sono soprattutto i lavoratori:
• del settore della cultura e della comunicazione;
• con una forte pressione o che hanno grandi responsabilità (medici, infermieri, insegnanti, ecc.);
• precari;
• soggetti a mansioni usuranti, orari massacranti, carico di lavoro pesanti, responsabilità gravose (es. poliziotti, autotrasportatori, tecnici di laboratorio).
Lo stress da lavoro correlato è legato all’emotività del lavoratore e generalmente scaturisce da processi lavorativi intensi (per esempio, il lavoro notturno) o da rapporti professionali conflittuali.
È uno dei rischi trasversali più difficili da individuare perché i danni non si manifestano immediatamente, ma con il tempo.
Pertanto, è fondamentale adottare le misure più opportune per la prevenzione e la gestione dello stress, anche mediante la partecipazione a specifici corsi di formazione.