Mascherine Anti Coronavirus: quali DPI usare negli Ambienti di Lavoro

In occasione dell’emergenza sanitaria del coronavirus, uno degli aspetti più rilevanti riguarda i dispositivi di protezione. Si tratta, in pratica, di strumenti indispensabili per prevenire e limitare il contagio soprattutto negli ambienti di lavoro. La trasmissione del virus da uomo a uomo avviene sia attraverso goccioline respiratorie sia per contatto di superfici contaminate (specie le mani) con le mucose (occhi, naso, bocca).

Recentemente, lo Stato ha previsto, da un lato, che tutti i lavoratori delle aziende rimaste ancora attive nella produzione debbano essere dotati dei dispositivi di protezione in modo da svolgere l’attività in completa sicurezza, dall’altro lato, che tutte le attività non indispensabili fossero sospese. In questo articolo cercheremo di fare chiarezza, in particolare, sull’uso delle mascherine medico-chirurgiche e dei dispositivi di protezione individuale.
 

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Cosa sono i dispositivi di protezione individuale?

I Dispositivi di Protezione Individuale (DPI) sono tutte quelle attrezzature destinate a tutelare il lavoratore dai possibili rischi per la salute e la sicurezza durante l’attività lavorativa.

A seconda del rischio, è importante che i DPI siano adeguati alle condizioni esistenti sul luogo lavorativo e facili da indossare (e da togliere) in caso di emergenza.

Classificazione dei dispositivi di protezione individuale

I dispositivi di protezione individuale vengono classificati in:

  • DPI di prima categoria: dispositivi semplici per attività con rischio minimo, che salvaguardano il lavoratore da danni di lieve entità (come, ad esempio, raggi solari, urti lievi, fenomeni atmosferici, ecc);
  • DPI di seconda categoria: dispositivi legati ad attività con rischio significativo medio;
  • DPI di terza categoria: dispositivi complessi che proteggono il lavoratore da danni gravi o permanenti per la sua salute oppure dal rischio di morte (ad esempio, caschi, autorespiratori, ecc.).

La protezione è garantita dalla capacità filtrante dei dispositivi in grado di trattenere le particelle che si disperdono nell’aria.

maschere anti coronavirus

DPI: quali sono gli obblighi del datore di lavoro?

In merito ai dispositivi di protezione individuale, il datore di lavoro deve:

  • scegliere i DPI da utilizzare in base ai rischi e alle caratteristiche dei vari dispositivi;
  • individuare le condizioni in cui debba essere utilizzato un DPI (prestando  attenzione, ad esempio, all’entità del rischio, alle caratteristiche dell’ambiente di lavoro, ecc.);
  • fornire ai lavoratori dispositivi conformi ai requisiti di legge;
  • assicurare l’efficienza dei DPI;
  • fornire ai lavoratori le istruzioni per l’uso dei DPI ad uso personale;
  • informare i lavoratori dei rischi dai quali vengono protetti grazie ai dispositivi individuali;
  • garantire ai lavoratori un’adeguata formazione sul corretto utilizzo dei DPI;
  • adottare misure igieniche per prevenire e ridurre al minimo la propagazione accidentale del virus.

DPI: quali sono gli obblighi del lavoratore?

Anche il lavoratore, ovviamente, è tenuto ai seguenti obblighi:

  • seguire il corso di formazione e addestramento e utilizzare i DPI seguendo le istruzioni apprese;
  • avere cura dei dispositivi in dotazione senza apporvi alcuna modifica;
  • segnalare eventuali difetti o inconvenienti;
  • riconsegnare i DPI dopo averli utilizzati.

L’uso delle mascherine chirurgiche

Alla luce del decreto Cura Italia, in assenza del dispositivo di protezione idoneo, il lavoratore può impiegare anche la semplice mascherina chirurgica.

La mascherina chirurgica viene utilizzata per prevenire e limitare la diffusione delle malattie respiratorie. Le mascherine possono essere lisce, pieghettate o a forma di coppetta e vanno fissate bene su naso e bocca con lacci oppure elastici.

In merito all’emergenza del coronavirus, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO) ha precisato che le mascherine in questione devono essere indossate quando si sospetta di aver contratto l’infezione e/o quando si presentano sintomi quali, ad esempio, tosse o starnuti, o quando è necessario entrare in contatto con una persona con sospetta infezione da coronavirus. A seconda dell’efficienza di filtrazione, le mascherine possono essere di 4 tipi: I, IR, II (tre strati) e IIR (quattro strati).

Oltre all’utilizzo di mascherine, è importante adottare altre misure di igiene delle mani (ad esempio, l’utilizzo di guanti e lavarsi spesso con acqua e sapone o con un gel a base alcolica) e tutte le altre misure precauzionali da tenere in luoghi pubblici.

Va precisato che la mascherina medico-chirurgica:

  • è monouso, quindi va gettata dopo averla utilizzata e va sostituita con una pulita. Quelle dotate di filtri, invece, possono essere utilizzate più di una volta dopo averle disinfettate;
  • non deve essere sovrapposta ad altre mascherine;
  • se usata in modo errato può comprometterne l’efficacia di riduzione del rischio di trasmissione;
  • deve essere idonea allo scopo, cioè a proteggere dall’infezione del coronavirus.

Le tipologie di mascherine

Le mascherine chirurgiche hanno unicamente la funzione di proteggere chi ci circonda da un eventuale contagio.

In sostituzione alle mascherine chirurgiche, sono utilizzati i dispositivi di protezione individuale delle vie respiratorie con riferimento a tutti gli operatori che possano entrare in diretto contatto con persone con sintomi respiratori, oppure con soggetti con diagnosi sospetta o acclarata di coronavirus, oltre che con soggetti posti in regime di in quarantena.

A seconda dell’efficienza di filtrazione, le mascherine si dividono in:

  • FFP1 per protezione da aerosol non tossici polvere in concentrazione fino a 4 volte il valore limite di soglia;
  • FFP2 per protezione da aerosol a bassa media tossicità particelle in concentrazione fino a 10 volte il valore limite di soglia (16 volte se montati su pieno facciale);
  • FFP3 per protezione da aerosol a bassa media alta tossicità aerosol radioattivi in concentrazione fino a 30 volte il valore limite di soglia (200 volte se montati su pieno facciale).

Sulla mascherina deve essere riportata, altresì, una delle seguenti sigle:

  • NR: indica che il dispositivo è utilizzabile per un solo turno di lavoro e quindi una volta usata va gettata;
  • R: indica che il dispositivo è riutilizzabile, ciò ne implica la accurata pulizia.

I suddetti dispositivi vanno indossati, rimossi e smaltiti correttamente, seguendo adeguate procedure.

Qualora in un ambito lavorativo sia necessaria una protezione respiratoria, questa deve essere inserita nel programma di prevenzione e protezione, che dovrebbe prevedere il test, la valutazione medica e l’addestramento/formazione del lavoratore.

Sia le mascherine medico-chirurgiche sia i DPI per le vie respiratorie devono essere contrassegnati da marchio CE ed essere conformi alla normativa europea in materia di fabbricazione, progettazione e prestazione. Tuttavia, considerata l’emergenza sanitaria e la carenza imminente di tali strumenti, l’Organizzazione Mondiale della Sanità consente il ricorso ai dispositivi privi del marchio CE purché ci sia una valutazione d’idoneità da parte dell’Istituto Superiore della Sanità.

Corretto utilizzo dei dispositivi

L’utilizzo di mascherine e DPI delle vie respiratorie richiede massima cautela. In particolare è ammesso:

  • che i DPI per le vie respiratorie siano usati anche oltre la durata di conservazione designata dal produttore, per attività quali la formazione dei lavoratori e i test di adattamento;
  • l’uso prolungato dei DPI per le vie respiratorie durante incontri/interventi/situazioni in cui si è esposti al virus, avendo cura di rimuovere il dispositivo dopo ogni ogni evento. Il respiratore va conservato per essere indossato di nuovo prima dell’incontro successivo.

Sono previsti, tuttavia, delle limitazioni all’uso prolungato dei dispositivi per evitare il rischio di trasmissione del virus.

Più precisamente, si preferisce l’uso prolungato rispetto al riuso, poiché implica minor necessità di toccare il DPI e conseguentemente minor rischio di infezione da contatto. Per questo è indispensabile (per un utilizzo ripetuto) che il DPI mantenga inalterate le sue caratteristiche e la sua funzionalità. Di conseguenza, tutto il personale deve essere adeguatamente formato e informato sulla:

  • necessità si smaltire il DPI dopo l’uso, per operazioni che comportano la generazione di aerosol oppure se contaminato con sangue, secrezioni nasali o respiratorie o fluidi corporei;
  • necessità di smaltire il dispositivo se usato con soggetti affetti da patologie che comportino il rischio di trasmissione da contatto;
  • possibilità di usare, unitamente ai DPI, visiere protettive facciali lavabili per ridurre il rischio di contaminazione;
  • importanza di lavare le mani con soluzioni alcoliche o acqua e sapone prima e dopo aver toccato o aggiustato la posizione del dispositivo;
  • necessità di smaltire i DPI danneggiati.

Invece, per consentire un riutilizzo limitato del DPI è importante adottare le seguenti indicazioni:

  • togliere il DPI sfilando la maschera da dietro la nuca e toccando solo i lacci o gli elastici. Lavare sempre le mani prima e dopo aver rimosso il dispositivo;
  • conservare il DPI dentro un sacchetto traspirante pulito (come ad esempio un sacchetto di carta);
  • identificare il proprio DPI e il contenitore in cui questo viene riposto;
  • usare guanti puliti per indossare e togliere i DPI;
  • verificare sempre la corretta tenuta del dispositivo ad ogni nuovo utilizzo.

In ogni caso i DPI per le vie respiratorie possono essere utilizzati al massimo cinque volte; le maschere monouso e quelle medico-chirurgiche, invece, possono essere utilizzate una sola volta.am

Mascherine medico-chirurgiche e DPI delle vie respiratorie: come indossarli?

Affinché il dispositivo di protezione sia efficiente è fondamentale:

  • lavarsi prima le mani usando un detergente a base di alcool o con acqua e sapone;
  • indossare la mascherina medico-chirurgica o il DPI posizionandolo con cura per coprire bene bocca e naso e legarlo dietro la nuca per ridurre gli spazi tra il viso e la maschera;
  • durante l’uso, evitare di toccare la maschera;
  • rimuovere il dispositivo evitando di toccare la parte anteriore, ma rimuovendo il laccio o l’elastico dalla nuca;
  • gettare via le maschere monouso e le mascherine medico-chirurgiche dopo ogni utilizzo e smaltirle dopo la rimozione;
  • lavarsi le mani dopo aver tolto il dispositivo.

I DPI monouso possono essere disinfettati?

Nonostante vari studi, attualmente non si conoscono con certezza i metodi più efficaci per disinfettare o sterilizzare in sicurezza tutti i DPI monouso con filtro facciale. Inoltre, non sono noti né gli effetti della sterilizzazione sul materiale di cui sono fatti i dispositivi né le alterazioni che possono influire sul livello di protezione.

Emergenza sanitaria: il Pos deve essere aggiornato?

Il datore di lavoro deve provvedere ad aggiornare il protocollo per la sicurezza delle aziende (Pos), inserendo le indicazioni specifiche aggiuntive per l’emergenza sanitaria.

Pertanto, occorre prevedere, ad esempio, le seguenti misure di prevenzione e protezione:

  • tutti i lavoratori devono osservare la distanza di 1 metro l’uno dall’altro;
  • nei casi strettamente necessari, quando non sia possibile rispettare la distanza di 1 metro, i lavoratori sono obbligati ad indossare guanti e mascherina filtranti;
  • ciascun operatore deve essere munito di dispositivi di protezione individuale e di soluzioni idro alcoliche per la pulizia delle mani;
  • è necessario procedere alla sanificazione dei locali e alla pulizia sia all’ingresso che all’uscita del luogo di lavoro;
  • cambiare abbigliamento all’ingresso ed all’uscita con l’accortezza che gli indumenti indossati siano riposti in un’apposita borsa chiusa.

Il protocollo per la sicurezza delle aziende deve contenere in particolare:

  • i dati identificativi dell’impresa: ad esempio, il nominativo del datore di lavoro, la specifica attività, gli addetti al pronto soccorso, antincendio ed evacuazione dei lavoratori, il medico competente ove previsto, ecc.;
  • le specifiche mansioni;
  • la descrizione dell’attività, le modalità organizzative e i turni di lavoro;
  • l’individuazione delle misure preventive e protettive;
  • l’elenco dei dispositivi di protezione individuale forniti ai lavoratori;
  • la documentazione in merito all’informazione ed alla formazione dei lavoratori.

Emergenza sanitaria: il datore di lavoro deve aggiornare il DVR?

Tutte le aziende con almeno un dipendente devono avere il DVR, ossia il documento che individua i rischi presenti in un ambiente di lavoro. Una volta valutati i possibili rischi, viene realizzato un prospetto finalizzato alla prevenzione per la salute e la sicurezza dei lavoratori.

L’addetto alla stesura del DVR è il datore di lavoro, il quale può decidere anche di affidarsi a un tecnico specializzato nel campo della sicurezza sul lavoro.

Il documento deve contenere in particolare:

  • i dati dell’azienda;
  • le figure per il servizio di prevenzione e protezione: RSPP, medico competente, RLS, dirigenti, preposti;
  • descrizione del ciclo lavorativo: elenco di impianti, macchinari, attrezzature, sostanze chimiche impiegate, ecc.;
  • identificazione delle mansioni;
  • relazione sulla valutazione di tutti i rischi, che individua i pericoli presenti in ogni fase lavorativa e per ogni mansione individuata, i dipendenti esposti, la gravità del danno, ecc.;
  • le misure di prevenzione e protezione, con le eventuali procedure da adottare per migliorare i livelli di sicurezza;
  • programma degli interventi migliorativi necessari per aumentare i livelli di sicurezza.

Il documento di valutazione dei rischi va redatto:

  • entro 90 giorni per l’inizio di una nuova attività;
  • nell’immediato, quando un lavoratore entra in forza a un’impresa già avviata.

Non è prevista una scadenza, pertanto il DVR deve essere aggiornato ogni volta che si verificano modifiche significative come ad esempio in occasione di un’emergenza sanitaria.

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